Buongiorno a tutti! Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione del Signore, un mistero che riguarda non solo Gesù, ma anche ciascuno di noi. Con l’Ascensione, infatti, anche la nostra umanità — quella che il Verbo eterno ha assunto con l’Incarnazione, facendosi uomo — entra nel cielo. Ma cosa significa, concretamente, che la nostra umanità entra nel cielo con Gesù? Proviamo a meditare insieme su questo mistero, riascoltando la conclusione del terzo Vangelo.
Nella prima parte del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, l’evangelista Luca riporta le ultime parole che il Risorto rivolge ai suoi discepoli. Il contesto è ben noto, soprattutto a chi ha percorso il cammino del tempo pasquale: siamo nel cenacolo, il giorno stesso della Pasqua. I due discepoli di Emmaus sono appena tornati di corsa a Gerusalemme. Emozionati, raccontano agli altri — ancora chiusi nel cenacolo — l’incontro straordinario con il Maestro, che inizialmente non avevano saputo riconoscere, ma che aveva acceso il loro cuore e aperto i loro occhi. Mentre stanno ancora parlando, Gesù appare in mezzo a loro. Ma la sua presenza non suscita subito gioia: i discepoli, sconvolti, pensano di vedere un fantasma. Per rassicurarli, Gesù compie un gesto semplice e concreto: chiede da mangiare. È un segno che conferma la sua vera corporeità e rivela che è davvero risorto dai morti. Tuttavia, la loro paura non nasce solo dallo stupore. A pesare è anche il ricordo degli eventi recenti: la fuga nell’orto del Getsemani, l’abbandono nel momento dell’arresto, il rinnegamento di Pietro, il tradimento di Giuda. La coscienza dei discepoli è appesantita dal fallimento, dalla colpa, dalla vergogna. Ed è proprio in questo clima che Gesù pronuncia parole — come direbbe oggi papa Leone — “disarmate e disarmanti”: «Pace a voi». Nessun rimprovero, nessuna vendetta. Solo pace, perdono e un rinnovato atto di fiducia. Proprio a loro, fragili e colpevoli, affida la missione di annunciare a tutti i popoli il Vangelo della misericordia, il perdono dei peccati. Se prima avevano solo ascoltato questo annuncio dalle labbra del Maestro, ora possono testimoniarlo con la loro vita. Perché lo hanno sperimentato in prima persona. Solo chi si è lasciato perdonare può davvero perdonare. Solo chi ha conosciuto la misericordia può annunciarla con verità.
Il Risorto affida così ai suoi amici una missione precisa: testimoniare, più con la vita che con le parole, la misericordia di Dio. E li invita a farlo non contando sulle proprie forze, ma confidando nell’aiuto dello Spirito Santo, il Paraclito, cioè colui che sta accanto, consola e sostiene. È lui che accompagnerà i discepoli nella missione, non semplice, che li attende. Non saranno soli: Gesù, attraverso il suo Spirito, resterà con loro sempre, ogni giorno, fino alla fine del mondo.
A questo punto, la conclusione del Vangelo ci presenta il mistero dell’Ascensione. Per comprenderlo meglio, può essere utile accostare il breve racconto di Luca al più ampio racconto che lo stesso evangelista offre all’inizio degli Atti degli Apostoli. I discepoli osservano Gesù sollevarsi da terra e scomparire dietro una nube. Rimangono lì, fermi, con lo sguardo fisso al cielo. Ma proprio allora compaiono due angeli che li richiamano con parole incisive: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?». Non è un rimprovero, ma un invito a comprendere più a fondo il senso dell’Ascensione. Gesù non è salito in un luogo lontano o irraggiungibile. Il “cielo” di cui parlano gli angeli non è uno spazio fisico da cercare chissà dove. Il cielo, ora, è la presenza viva di Gesù nel cuore dell’umanità, nella storia, nel creato. È il cielo della fede, che abita in noi, nel cuore di ogni persona, in ogni creatura, nell’intero universo. L’Ascensione, quindi, non ci invita a cercare il Signore “in alto”, ma a riconoscerlo presente ovunque, attraverso il dono dello Spirito e lo sguardo della fede. Gesù, asceso al cielo, non è assente: è più vicino che mai, dentro la nostra vita, al nostro fianco, lungo il cammino.
Signore, donaci il tuo Spirito di verità e di carità, perché i nostri occhi si aprano e ti riconoscano vivo e presente nella nostra vita e nella storia del mondo. Buona solennità dell’Ascensione a tutti!