IV di Pasqua – 21 aprile 2024

Buongiorno a tutti. La quarta domenica del tempo pasquale è detta “domenica del Buon Pastore”. Il motivo di questa denominazione è dovuto al fatto che nel vangelo in essa proclamato Gesù dice di se stesso d’essere il Pastore buono delle pecore, l’unico pastore annunciato dai profeti, capace di condurre tutti alla salvezza. Ci tengo, inoltre, a ricordare che in questa domenica, in tutta la Chiesa, si celebra dal 1964, per volontà di san Paolo VI, la Giornata di Preghiera per le Vocazioni. Un’intenzione di preghiera che proprio Gesù ci ha chiesto di fare nostra quando ha detto: «Pregate il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe». Avendo ben presente questo, disponiamoci con il cuore e la mente aperti ad accogliere la Parola. Ascoltiamo.

Tutte le parole che abbiamo ascoltato non sono rivolte alle persone che oggi nella Chiesa chiamiamo pastori: il papa, i vescovi, i presbiteri. Sono parole che Gesù ci presenta per comprendere meglio chi Lui sia e per chiarire a noi, di conseguenza, chi siamo per Lui, quale sia il legame che vorrebbe che si stabilisse tra Lui e noi. Se, quindi, lui è il “pastore”, noi siamo il “gregge del suo pascolo”. L’immagine del pastore e delle pecore colpisce certamente di più le persone appartenenti al mondo agro-pastorale. A noi, profani della pastorizia, viene chiesto oggi di fare riferimento ad un’esperienza che non è né così evidente né così scontata. Alcuni amici pastori – di pecore e non di anime – mi hanno confermato che quanto dice Gesù corrisponde alla realtà. Le pecore per il pastore non sono solo una risorsa economica ma un ragione di vita. Se non fosse così, dice Gesù, non avremmo di fronte un vero pastore ma un mercenario, uno cioè che tiene più ai soldi, al proprio tornaconto, che alle pecore. Il pastore, il vero pastore, al contrario, dona la vita per le pecore, nel senso che sacrifica se stesso per loro. Se, per esempio, anche solo un giorno saltasse la mungitura, o la facesse senza la dovuta attenzione e cura, le pecore ne soffrirebbero. Incorrerebbero in mastiti, che potrebbero, in molti casi condurle alla morte. Nel dire che il “buon pastore” dà la vita per le pecore, Gesù sta alludendo certamente al suo sacrificio sulla croce, ma anche alla cura amorevole che Lui ha per i suoi discepoli. Il Crocifisso Risorto, si prende cura di tutti noi. Non ci perde di vista neppure un momento perché ha a cuore la nostra esistenza e vuole che la possiamo vivere in pienezza.

Un altro tratto del “buon pastore” è che conosce le pecore ed è da loro conosciuto. Se ci venisse chiesto di guardare un gregge, senza avere alcuna pratica di pecore, non saremmo di certo in grado di distiguere le une dalle altre. Ci sembrerebbero tutte uguali. Non è così per i pastori. I loro occhi colgono le piccole differenze. Saprebbero chiamarle, senza sbagliarsi, ciascuna con il proprio nome. Saprebbero di ciascuna ricostruire tutta intera la loro storia. Con questo, Gesù vuole farci comprendere che non solo si prende cura di noi, ma ci conosce uno per uno. Ci ama personalmente. Il verbo “conoscere”, nel vocabolario della Bibbia, indica l’intimità amorosa e feconda che lega gli sposi tra loro. Nel dire che il pastore e le pecore si conoscono reciprocamente, Gesù sta mettendo in evidenza la qualità del rapporto che vorrebbe stabilire con i suoi discepoli. Un rapporto fondato sull’amore e non sul “dovere contrattuale”. Per questo specifica che tale rapporto è analogo a quello esistente tra Lui e il Padre. Un rapporto familiare, quindi, caratterizzato dalla piena reciprocità, dall’unità, dalla perfetta comunione di vita.

Questo rapporto è destinato ad estendersi anche alle pecore che attualmente non sono presenti nel gregge. Gesù, quando dice che il buon pastore guiderà anche le pecore che non appartengono al suo recinto, sta esprimendo il sogno di radunare ogni uomo e ogni donna in una famiglia, in cui tutti si riconoscono figli del medesimo Padre, provenienti dalla medesima origine.

Signore, fai che possiamo, maturare in noi la consapevolezza che tu sei il nostro pastore e noi il tuo gregge. Fai, soprattutto che cresca in noi, attraverso questa similitudine, la certezza della tua cura amorevole per ciascuno di noi. Buona domenica del buon pastore a tutti.

Menu