Meditazione Battesimo di Gesù – 8 gennaio 2023

Buongiorno a tutti! Nel tempo del Natale abbiamo più volte ascoltato l’evangelista Giovanni affermare che «a coloro che hanno accolto Gesù, il Verbo incarnato, è stato dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12). Nel Battesimo di Gesù, che celebriamo oggi, la voce del Padre che dichiara solennemente: «questi è il mio figlio amato» (Mt 3, 17), è legittimo pensare che abbia detto la stessa cosa nel giorno del nostro Battesimo. Mettiamoci in ascolto della Parola per contemplare questo mistero.

La liturgia ci fa fare un salto in avanti nella vita di Gesù. Eravamo, sino all’altro giorno, in contemplazione della sua nascita, avevamo di fronte un bambino, ora lo ritroviamo adulto, trentenne o quasi trentenne, in compagnia di Giovanni e dei suoi discepoli, sulle rive del fiume Giordano. Vorrei fare una semplice considerazione su questo. Cosa sappiamo degli anni trascorsi da Gesù sino a questo momento? Sappiamo che ha vissuto una infanzia da profugo in Egitto per sfuggire alla furia omicida di Erode (cfr Mt 2, 14); che ha trascorso l’adolescenza a Nazareth, dove, dopo la morte di Erode, la Santa Famiglia aveva fatto ritorno (cfr Mt 2, 15; Lc 2, 41s); che a Nazareth, piccolo centro della Galilea, sconosciuto alla tradizione dell’Antico Testamento, «cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2, 52). Probabilmente, per il fatto che abbraccia l’arco di tempo più lungo della sua vita, quest’ultima è l’unica notizia biografica che si può ritenere veramente interessante da conoscere sulla vita di Gesù prima del Battesimo. Sembra poca cosa, ma in verità in queste parole è contenuto un programma di vita. Dire, infatti, che Gesù cresceva in sapienza, età e grazia, significa riconoscere che la sua crescita coinvolgeva tutte le dimensioni dell’esistenza umana. Per crescere in età, non ci vuole grande sforzo. È sufficiente riempire un piatto tutti i giorni e svolgere le attività fisiologiche fondamentali. Ma Gesù non si è preoccupato di nutrire solo il suo corpo. Il Vangelo ci dice che cresceva anche in sapienza e grazia, aveva cioè cura di non far mancare ogni giorno alla sua intelligenza e al suo spirito il necessario nutrimento. Gesù, in pratica, studiava e pregava, oltre a fare tutte le altre cose che garantiscono la vita del corpo. Nel suo percorso personale di crescita, nel silenzio di Nazareth, nelle dinamiche quotidiane della sua famiglia, diventava giorno dopo giorno un uomo, anzi, il più bello dei figli dell’uomo. Le persone belle, non lo sono solo in virtù dell’estetica. Le persone belle sono quelle che crescono senza far mai mancare al corpo, all’intelletto e allo spirito ciò che ogni giorno li nutre. Tutti coloro che hanno incontrato Madre Teresa di Calcutta dicono di essere rimasti affascinati dalla sua bellezza. Una bellezza che dipendeva dall’aver fatto suo il programma di vita di Gesù. Un programma in cui, nella “dieta quotidiana”, non deve mai mancare il giusto nutrimento di tutte le dimensioni dell’esistenza. Mi sono dilungato su questo punto, perché, nel Vangelo che stiamo meditando, è precisato dall’evangelista che Gesù viene dalla Galilea, da Nazareth. Alla luce di quanto è stato appena detto si comprende che è un particolare importantissimo. Il Galileo, il Nazareno è un uomo cresciuto in sapienza, età e grazia. Chi è cresciuto così ha una concezione dell’umanità positiva. Si pone nei confronti delle persone con un atteggiamento di compassione, comprensione, prossimità, servizio, amicizia, amore. Gesù viene Nazareth, ma non ha un atteggiamento di superiorità nei confronti dell’umanità peccatrice che chiede a Giovanni di ricevere il battesimo di conversione. Al contrario, si mette in cammino con questa umanità, ha nei confronti di essa il desiderio profondo di dare tutto se stesso perché possa incamminarsi con decisione verso la realizzazione del progetto di felicità che Dio ha per ogni uomo. Perché questo avvenga è necessario che la voce che rivela a Gesù il suo essere figlio amato, possa risuonare su tutti coloro che, ritornando a Dio, riconoscendone la paternità, si riconoscono anch’essi figli amati. Figli in cui lo Spirito, come una colomba, segno della pace fatta tra Dio e l’umanità, genera la consapevolezza d’essere figli e fratelli, appartenenti ad una famiglia numerosa come l’umanità intera.

Ti preghiamo, Signore, aiutaci a vivere ogni giorno da figli amati e fratelli di tutti. A tutti, buona domenica del Battesimo di Gesù.

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