Meditazione II di Avvento – 4 dicembre 2022

Buongiorno a tutti! Facciamo un altro passo nel cammino dell’Avvento. Sia in questa che nella prossima domenica la liturgia ci pone di fronte un testimone straordinario, Giovanni Battista, la cui missione è quella di annunciare l’avvento del Cristo, di invitare tutti ad accoglierlo, producendo veri frutti di conversione. Facciamoci interpellare dall’appello del Precursore a riconoscere ipocrisie e falsità che impediscono di realizzare in pienezza l’incontro con il Signore che viene. Ascoltiamo!

L’evangelista Matteo ci presenta il Battista con i medesimi tratti del profeta Elia, quasi a suggerirci di vedere in lui l’ultimo esponente del profetismo di Israele. Come Elia, Giovanni è vestito di peli di cammello, porta una cintura di cuoio, si nutre dei frutti del deserto, ma soprattutto predica, con parole di fuoco, la conversione, invitando il popolo a ritornare al Signore. A questo annuncio le folle accorrono da Gerusalemme e dalla Giudea nel deserto per chiedere a Giovanni d’essere immerse nelle acque del Giordano, per testimoniare la loro purificazione e il loro cambiamento di vita. Oltre ad essere il nuovo Elia, per Matteo, Giovanni è anche il profeta designato secoli prima da Isaia quale annunciatore della definitiva liberazione. È lui la «voce che grida: “Nel deserto preparate la via al Signore». È interessante notare che queste parole di Isaia erano indirizzate in origine agli israeliti che si trovavano, a causa delle scelte scellerate dei propri capi politici e religiosi, in terra d’esilio. Il loro compito era quello di infondere consolazione e speranza, comunicando, a persone sfiduciate, che pensavano di aver perso tutto, che i peccati degli uomini non possono impedire alla storia della salvezza di compiersi. Nel citarle, l’evangelista Matteo ci sta dicendo una cosa importante: Giovanni Battista non è un profeta di sventura, ma un profeta di speranza che annuncia nel deserto, luogo sterile per eccellenza, la possibilità in un nuovo inizio.

Ascoltare la durezza e ruvidezza del linguaggio di Giovanni può suscitare nel cuore una certa inquietudine. Il suo riferimento alla scure, pronta ad abbattere gli alberi che hanno portato frutti cattivi, e alla pala, che nell’aia serve per separare la pula dal grano, allude al giudizio finale. Essere giudicati, essere sottoposti ad un esame, mette in tutti un po’ di inquietudine e di ansia. Si ha paura di essere riconosciuti scarsi, insufficienti, anche dopo tanto impegno. Come quello dei farisei e dei sadducei, uomini religiosi esperti della dottrina e zelanti nell’osservarla. Nei loro confronti Giovanni rivolge parole durissime: «Razza di vipere! – gli dice – Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”». Parole che dovrebbero scuotere la coscienza delle persone a cui sono rivolte per produrre “veri frutti di conversione”. Cosa sta dicendo, in pratica, il Battista ai farisei e sadducei? Una cosa molto semplice, che la salvezza non può essere il risultato garantito dall’appartenenza al popolo che Dio si è scelto, ma l’esito di una vita impegnata a cercare e realizzare nella storia la volontà di Dio. Una volontà che chiede di dare consistenza e concretezza al regno in cui giustizia, pace, misericordia, perdono, accoglienza, comprensione, carità non sono solo parole ma la realtà condivisa da tutti.

Sì, di fronte a questi annunci e a queste immagini è inevitabile provare sentimenti di timore. Il giudizio è un evento serio ma, quando avverrà, sarà nient’altro che la manifestazione di ciò che ciascuno di noi ha operato ogni giorno, scegliendo il bene o il male. Siamo noi stessi a darci il giudizio, ora e qui, perché il giudizio non è una spada di Damocle che pende sulla nostra testa, ma un evento che decidiamo oggi!

Sostienici, Signore, nel produrre veri frutti di conversione! Fai che possiamo correggere la tendenza ad essere cristiani solo di nome o per tradizione, per essere veramente impegnati, ogni giorno, nell’avvento del tuo regno di giustizia e di pace. Buona continuazione del cammino dell’Avvento a tutti.

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