Meditazione Santo Natale – 25 dicembre 2022

Buongiorno a tutti! Nella ricca proposta di letture che la liturgia imbandisce in occasione del Santo Natale, regaliamoci un attimo di sosta, di silenzio contemplativo, in mezzo alla frenesia dei festeggiamenti, per ascoltare e meditare il racconto evangelico della nascita di Gesù. Apriamo bene la mente e il cuore per accogliere la Parola.

Quando Maria e Giuseppe giungono a destinazione tutti i posti in cui avrebbero potuto trovare riparo sono ormai strapieni. Betlemme, la città d’origine della casa di Davide, da cui discende Giuseppe, e in cui si è dovuto recare, costretto dall’ordinanza di Cesare Augusto di censire tutti i popoli entro i confini del suo impero, non ha più possibilità di accogliere nessuno.

Giuseppe è preoccupato perché è necessario non solo far riposare Maria, ma anche trovare un luogo confortevole in cui far nascere Gesù. Sta di fatto che Gesù, non lasciandogli altro tempo per fare ricerche, nasce in un luogo di fortuna, probabilmente nel retro di una casa di gente pietosa, che capisce la difficoltà in cui i due giovani sposi nazaretani si trovano. Voi mi chiederete, come si fa a dire che Gesù sia nato nel retro di una casa? Credo lo si possa dedurre da un termine usato da Luca per indicare il luogo della nascita. Maria, dice il testo, «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio». Nella vecchia traduzione si diceva che non c’era posto nell’albergo. Il motivo di questa modifica risiede nel fatto che il termine katalymati, presente nel testo greco originale, ha un doppio utilizzo. Esso serviva anticamente per indicare sia i luoghi adibiti all’ospitalità dei forestieri, che, più di frequente, gli spazi domestici in cui le persone svolgevano le loro attività quotidiane. Fatta questa precisazione, se si vuole comprendere il senso delle parole “non c’era posto nell’alloggio”, o meglio “nella stanza della vita quotidiana”, bisogna tenere presente com’erano strutturate le dimore nel tempo in cui visse Gesù. Normalmente esse erano costituite da due vani. Uno anteriore, direttamente comunicante con le viuzze interne del centro abitato, e uno posteriore che fungeva da magazzino, in cui sistemare le provviste e gli animali domestici.

Ecco che allora il senso appare più chiaro: essendo le locande stipate di persone, dato l’eccezionale afflusso di forestieri, gli unici posti disponibili per ospitare qualcuno erano le stanze posteriori degli alloggi familiari. Gesù, potremmo dire, è nato in un magazzino, che fungeva anche da stalla. Non c’era posto per Lui e per i suoi genitori nei luoghi, nelle stanze, trafficate quotidianamente dalle persone. Colgo in questo, un messaggio che purtroppo, nel corso dei secoli, ha una sua attualità. Gesù è nato per noi, vorrebbe essere accolto nei posti in cui svolgiamo la nostra vita familiare, amicale, comunitaria, professionale, ma fa fatica ad essere accolto e a trovare spazio. Pensiamo, per esempio, ai nostri festeggiamenti di Natale in cui si fa tanto posto ai segni esteriori della festa, alle rappresentazioni della nascita di Gesù, ai Gesù Bambini di gesso o di ceramica, ma che non riservano posto all’accoglienza del Gesù in carne ed ossa che ci viene incontro, come si è detto più volte dall’inizio dell’Avvento, in ogni momento e in ogni uomo. Gesù vuole che gli facciamo spazio nella mangiatoia della nostra quotidianità per riscoprire l’autentico spirito del Natale!

Aiutaci, Signore, ad accoglierti nella carne dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, soprattutto in quella di chi ha bisogno di aiuto, di chi sogna un Natale di pace, di chi è preoccupato per il futuro, per non lasciar cadere anche quest’anno nel vuoto l’augurio degli angeli che nel cielo di Betlemme cantano: “gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini da lui amati”. Buon Natale di vero cuore a tutti!

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