Pilato – Meditazione del Venerdì Santo

Uno dei nostri.
Al processo di Gesù ci rappresentò bene. Tutti.
Sì, perché un poco di Pilato, un “frammento” almeno di Pilato, ce l’abbiamo tutti.

Era Ponzio Pilato governatore della Giudea ai tempi di Gesù.
Un giorno, un triste giorno, i Pontefici del popolo di Israele e il Sinedrio, dopo aver condannato a morte Gesù, lo portarono da Pilato. Volevano che anch’egli lo condannasse, e questa volta in civile. Lo condannasse a morte naturalmente, e col supplizio più orrendo ed infamante: la Croce.
Ma Pilato e il Sinedrio erano tra loro nemici. I due nemici dunque, si guardarono a lungo negli occhi.
Pilato “capiva bene che… glielo avevano consegnato per invidia” (Mc 15,10); e “cercava di liberarlo” (Gv 19,12).
Il duello si venne facendo aspro; e poi, sempre più serrato, violento.

  • Un primo interrogatorio. E poi, secco, Pilato ai capi ed alla folla: “Io non trovo nessuna colpa in quest’uomo” (Lc 23,4).
    La risposta fu un boato dalla folla messa su dai Capi Giudei.
  • Un primo diversivo. Sapendo che Gesù era Galileo, Pilato lo mandò da Erode. Ed Erode, dopo essersi preso beffa di lui, rimandò Gesù da Pilato, rivestendolo di bianco. Come un pazzo.
    Allora Pilato ai Sacerdoti, ai Magistrati, al popolo: “…Non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe delle quali voi lo accusate” (Lc 23,14).
  • Un secondo diversivo. “Or in ogni Festa il Governatore era solito d’accordare alla folla la libertà di un prigioniero, a loro scelta. C’era allora un prigioniero famoso, chiamato Barabba” (Mt 27,15-16).
    … E Pilato disse loro: “Chi volete ch’io vi liberi: Barabba o Gesù chiamato Cristo?” (Mt 27,17). … “Or Barabba era un assassino”! (Gv 18,40).
    Ma tutti risposero: “Liberaci Barabba”! (Lc 23,18).
    E Pilato: “Che farò dunque di Gesù, chiamato Cristo!?”.
    E la folla, istigata, come un tuono, di rimando: “Ammazzalo! Ammazzalo! Ammazzalo!…” (Lc 23,21; Mc 15,13; Mt 27,22).
  • E un terzo diversivo: “Allora, dunque, Pilato prese Gesù e lo fece flagellare” (Gv 19,1)…
    “E (Pilato) disse loro: “Ecco l’uomo!” (Gv 19,5)…
    “Ma, quando i capi dei sacerdoti e i satelliti lo videro, gridarono: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”! (Gv 19,6)…
    E “Pilato”… fu preso da spavento” (Gv 19,8).
  • L’ultimo disperato tentativo. “In seguito a ciò Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridavano dicendo: “Se lo lasci libero, non sei amico di Cesare: chi si fa re, si dichiara contro Cesare”. Pilato adunque udite tali parole, menò fuori Gesù e si sedette sul tribunale in un luogo detto Lithostrotos, in ebraico “Gabbatha”. Era il giorno della preparazione della Pasqua, verso l’ora sesta. Disse egli ai Giudei: “Ecco il vostro Re”.” (Gv 19,12-14).
  • Il crollo… e il lavaggio delle mani…: il “PILATISMO”!
    “Allora Pilato, visto che non approdava a nulla ma che anzi il tumulto si face-va sempre maggiore, PRENDENDO DELL’ACQUA SI LAVÒ LE MANI DINANZI ALLA FOLLA, dicendo: “Io sono innocente da questo sangue: a voi di pensar-ci”. E tutto il popolo prese a gridare: “Il sangue di lui (ricada) sopra di noi, e sopra i nostri figli”.” (Mt 27,24-25).
  • La catastrofe. “Allora dunque lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Pre-sero essi adunque Gesù” (Gv 19,16).
    “E lo condussero via per esser crocifisso” (Mt 27,31).

Pilato lottò, ma fino ad un certo punto.
Quando fu in pericolo “la sua posizione”,… “il cadreghino!”; quando il com-piere il proprio dovere poteva mettere in pericolo “il posto”; al dovere e alla giustizia, Pilato (che era stato preposto per fare giustizia!) preferì il proprio tornaconto. “Non volle grane”!

E se ne lavò le mani

È questo: “lavarsene le mani”, un peccato grosso. Se poi è fatto da chi deve difendere l’innocente, si chiama delitto.
Siamo di fronte al “PILATISMO”, brutta malattia, oggi tanto diffusa. In alto, e in basso.

Pilatismo. Non ne sarei infetto un poco anch’io?
In grande? Si tratta della vita e della morte di innocenti. E si può uccidere in tanti modi.
In piccolo? Calunnie; detrazioni; silenzi colpevoli; piccole vigliaccherie; tener duro sì… ma non fino a rimetterci! E… il lasciar cavare dagli altri le castagne dal fuoco…; il: “E chi te lo fa fà…?”; e: “…Non voglio grane io!”…
Pilati, vicini a Pilato, si continua ad uccidere Gesù.

Oggi, Venerdì Santo ore 15.
Gesù muore. Paga per tutti. …La voglio far finita di dare io pure una mano a Pilato? Sono ben deciso a voler fare il mio dovere fino in fondo? A non mollare? A non tradire? A pagare, se necessario?
Oggi, in un mondo che di impegno, tenacia, rettitudine e fedeltà al proprio dovere fino in fondo, ne ha un immenso bisogno?
È questa: quella del dovere compiuto eroicamente fino in fondo, la via di Gesù. Quella che, dopo la lotta, e forse anche il martirio, conduce alla gioia vera e piena della Pasqua che si profila ormai all’orizzonte.
Nella luminosità divina di Gesù che paga per tutti, per salvare tutti, l’augurio vivissimo che la nostra bontà sia sempre più impegnata, fino in fondo, al fianco di Gesù.

Allora sarà più cristianamente vero il cordiale augurio, che ci porgeremo fra poco, di Buona Pasqua!

don Paolo Arnaboldi
Pasqua 1974

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