Buongiorno a tutti! La ventesima domenica del Tempo Ordinario ci propone una parola di Gesù che, a prima vista, sembra stonare e persino contraddire il suo messaggio di amore e di pace. Sentirlo affermare di essere venuto a portare la divisione e non la pace suona quasi incredibile! Eppure lo dice, e lo fa per aiutarci a vivere la nostra esperienza di discepoli dando alle parole amore e pace un senso profondamente evangelico, molto diverso da quello che il mondo propone. Per accogliere questo senso, mettiamoci in ascolto della Parola con cuore e mente aperti.
In questa estate torrida – aggravata dai numerosi incendi che stanno devastando i polmoni verdi del pianeta – sentire Gesù dichiarare di essere venuto a portare il fuoco e di non vedere l’ora che esso venga acceso può impressionare. Ma Gesù, in verità, non è un piromane: il fuoco che desidera è ben diverso da quello che distrugge. È il fuoco della sua carità, quella stessa che lo Spirito riversa nel cuore di chi lo invoca, come ci insegna san Paolo nella Lettera ai Romani.
Se facciamo attenzione, notiamo che il fuoco – simbolo della carità – è da Gesù associato a un battesimo che egli deve ancora ricevere. Questo battesimo non è altro che la sua Passione e Morte. Allora ci chiediamo: cosa significano queste parole un po’ enigmatiche? Credo che il senso sia questo: «Non vedo l’ora – sembra dire Gesù – che il fuoco dell’amore più grande, quello che si compie nell’offerta totale della vita e che manifesterò sulla Croce, si riversi, per mezzo dello Spirito, nel cuore degli uomini, spingendoli a viverlo e a testimoniarlo, perché è l’unico capace di rigenerare e dare nuova vita al mondo». Gesù sogna un mondo e un’umanità incendiati dal suo amore. Fin qui, il suo insegnamento ci appare familiare. Ma, proseguendo nel Vangelo, ecco le parole che ci sorprendono: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione». Gesù che porta la divisione? Ma dove c’è divisione, non è possibile che ci siano anche pace e amore! Cosa vogliono dire queste parole? Gesù esprime una verità semplice e concreta: la pace e l’amore, quando sono autentici, sono una sfida. Chi desidera viverli deve impegnarsi e lottare per qualcosa che il mondo fatica a comprendere. Il mondo – e lo vediamo anche oggi in modo drammatico – conosce meglio il linguaggio della guerra, dell’odio, dell’opposizione, della menzogna, della prepotenza e del dominio. Testimoniare il Vangelo, credere nel Regno di Dio, in cui la pace e l’amore di Cristo sono il fondamento di una nuova umanità, significa diventare segno di qualcosa che il mondo non comprende e spesso rifiuta. La divisione di cui parla Gesù è quella che nasce dal rifiuto della luce da parte di chi preferisce restare nelle tenebre: per questo la testimonianza cristiana diventa inevitabilmente segno di contraddizione.
Vorrei concludere con un’ultima, necessaria considerazione. Far sì che l’amore e la pace evangelici si affermino nel mondo non significa condurre crociate fanatiche contro chi non li comprende o non riesce a viverli. Il nostro compito è essere sale, luce e lievito: realtà che trasformano la pasta dall’interno, con la forza della testimonianza. Così fanno i santi, che non si separano dai fratelli che non li capiscono, ma li servono mostrando un modo diverso di vivere l’amore e la pace. L’amore e la pace destinati a incendiare il mondo sono quelli che mettono radici nel cuore grazie alla paziente testimonianza di chi, in mezzo a sfide, incomprensioni e difficoltà, sceglie ogni giorno di viverli in prima persona.
Signore, rendici testimoni credibili di pace e di amore verso tutte le persone che ci poni accanto nel cammino della vita. Buona domenica, di vero cuore, a tutti.

