Buongiorno a tutti! Nel Vangelo della ventiduesima domenica del Tempo Ordinario, Gesù è invitato a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei. La situazione particolare in cui si trova gli offre l’opportunità di proporre un insegnamento sull’umiltà e sulla gratuità, che dovrebbero caratterizzare la testimonianza di carità dei suoi discepoli. Ascoltiamo con fede.
Purtroppo, il racconto evangelico che ascoltiamo in liturgia è mutilato di una parte importante che, se aggiunta, ci permette di comprendere meglio l’insegnamento di Gesù. Che cosa manca? Provo a ripresentarlo in poche parole. Nel momento in cui Gesù, insieme agli altri commensali, entra nella casa in cui è invitato a pranzo, gli si fa incontro un uomo ammalato di idropisia, una patologia che provoca un accumulo sottocutaneo di siero in tutto il corpo, tanto da squarciare la pelle nella fase acuta. In pratica, Gesù si trova di fronte un uomo gonfio, tumefatto e pieno di ulcere maleodoranti. All’improvviso, tutti i presenti — più preoccupati di scegliersi il posto migliore che di aiutare quell’uomo disperato — si fermano, osservando, dice il Vangelo, il Nazareno. Sono curiosi di vedere se compirà la guarigione in giorno di sabato, trasgredendo la Legge. Ma Gesù, che non si lascia minimamente intimorire dall’atteggiamento dei farisei, neppure da quello di chi lo ha invitato, guarisce l’idropico, ribadendo ancora una volta che il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Gli occhi scandalizzati dei presenti si fissano su di lui.
Eppure, in contrasto con quello sguardo indignato, c’è lo sguardo scandalizzato di Gesù di fronte alla corsa dei commensali per guadagnarsi i posti più ambiti nella sala del banchetto. A differenza del padrone di casa, che non osa dire nulla, Gesù non tace: dice liberamente ciò che pensa, con un intervento diviso in due parti. La prima riguarda gli invitati, la seconda colui che invita. Agli invitati raccomanda, in pratica, di non sgomitare, di non affannarsi per guadagnare i primi posti, solo per farsi notare e ottenere vantaggi o privilegi. Chi vuole essere il primo, per Gesù, non deve cercare l’amicizia dei potenti, ma farsi ultimo e servo di tutti. Questa logica è comprensibile nel Vangelo, ma non lo è secondo i criteri del mondo. A colui che invita, invece, Gesù raccomanda di non rivolgersi soltanto a persone del proprio giro, con cui scambiarsi favori o contraccambiare l’invito. A chi vuole davvero agire con giustizia ed estendere la possibilità di sedersi a tavola a chi ne ha diritto, Gesù consiglia un atteggiamento di gratuità: aprire la porta a chi non potrà ricambiare, proprio perché manca del necessario per vivere.
Qual è il senso di queste due raccomandazioni di Gesù? Provo a dirlo con parole mie. È come se dicesse: «Voi vi siete scandalizzati perché ho guarito di sabato un idropico. In realtà, vi scandalizzate perché non comprendete il vero significato del sabato. Esso è stato istituito da Dio per l’uomo, perché vi trovi riposo, ristoro, accoglienza, pace: ciò che aveva tutto il diritto di ricevere l’uomo che ho guarito, non solo da me ma anche da voi. E voi, invece, lo avete ignorato. Anzi, di sabato, senza alcun pudore, vi dedicate ai vostri interessi con questi banchetti, il cui unico scopo è scambiarvi favori all’interno del vostro ristretto circolo di potere. Se volete davvero vivere come Dio comanda: siate umili e agite con gratuità».
Alla luce di questo, ti preghiamo, Signore: aiutaci a vivere l’umiltà e la gratuità che ci raccomandi, e soprattutto rendici capaci di usare il tempo che ci doni per prenderci cura delle persone che poni sul nostro cammino, specialmente quelle più deboli e fragili. Buona domenica di cuore a tutti!

